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Guida pratica per celebrare l’Oktoberfest a casa secondo BiRen

Se due indizi fanno una prova, due anni senza Oktoberfest rendono necessaria un’organizzazione casalinga per festeggiare il momento in cui gli abitanti della regione bavarese diventano i guasconi più importanti del vecchio mondo. Due settimane di baldorie indescrivibili verso cui si dirigono migliaia di bus turistici e non solo. Una massa di gruppi organizzati con una passione viscerale per birre e cibi fritti, indossando lederhosen nuovi di zecca e accomodandosi nelle lunghe tavolate dei padiglioni realizzati dalle famiglie del circolo magico di Monaco per intonare canti panici verso le divinità chiamate Helles, Keller, Weizen, Märzen in un via vai di camerieri con più boccali che mani e gargantueschi piatti di snitzel e stinchi di maiale. Non siamo ai livelli di Netflix, si intende, ma l’Oktoberfest è, e rimarrà sempre, una questione famigliare, nata nelle taverne e diventata un momento fondamentale di ogni anno.

Come in tutte le cose è sempre meglio affidarsi a dei professionisti perché sì, l’Oktoberfest può sempre essere la scusa per una festa ma si tratta di una quelle ricorrenze in cui si sfocia presto nella religione. Per l’occasione, evitando di finire nella trappola dei volantini discount che si riempiono di bandierine e simboli bavaresi, abbiamo deciso di scomodare i maestri italiani del German-style e, cioè, i ragazzi di BiRen, birrificio famigliare di Renazzo in provincia di Ferrara, che dal 2008 vive di una dedizione unica e rigorosa verso gli stili e le birre tedesche.

Non c’è guida migliore, quindi, di chi fa dell’Oktoberfest non solo una ricorrenza ma un vero e proprio culto.

Tutte le birre di BiRen, intanto, le puoi trovare qui

 

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Benvenuti, quindi, anzi wilkommen al vostro personale Theresienwiese fatto di divani sfondati, di tavoli che fino a ieri vi sembravano precari e oggi lo saranno ancora di più. Riscaldate le cucine con preparazioni homemade e riempite il frigo dello stretto necessario per fare posto a una carrellata di birre tedesche. Il cibo rimane fondamentale, soprattutto nel momento della carburazione massima, e vi aiuterà ad arrivare in fondo a questo tour a metà fra degustazione e misticismo in cui sarà naturale a un certo punto cominciare a muovere le gambe senza che nessuno stia suonando un So a Schoener Tag.

Non scherzavamo quando parlavamo dell’Oktoberfest di un luogo sicuramente fatto di smarrimento del super io ma che si incrocia nelle storie e nelle leggende delle famiglie appartenenti al circolo magico bavarese. Non lo facevamo nemmeno quando parlavamo di BiRen come della realtà più legata alla Germania nel nostro paese. Quella di BiRen è davvero una storia famigliare, nata ben prima del 2008 con determinazione e volontà nel seguire una linea (gotica) che si esplicita nelle varie caratterizzazioni delle birre i cui nomi, non a caso, rappresentano ciascuno dei componenti. Non sarà allora solo bere una birra ma conoscere direttamente le peculiarità di Charlotte (Weizen), babbo Tosco (Rauch/Smoked) e dei figli Mattew (Helles) e Philippe (Pils). Storie che si uniscono a quelle dei due territori (Germania e provincia Ferrarese) concentrandosi nella Märzen, la RenazzenFest che, come vedremo a breve, celebra degnamente la festa delle proprie origini. Saranno le loro voci, quindi, a guidarci in questo percorso.

Lavate i boccali perché, qui, c’è da cantare.

 

L’inizio

Mattew, Helles

 

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Mattew, la Helles di BiRen, è il punto perfetto con cui partire ed è la birra dedicata a Matteo, figlio di Tosco e mastro birraio di seconda generazione, sincera e determinata a rinfrescarvi con una facilità di bevuta in pieno stile tedesco. Bassa fermentazione, chiara, sapore genuino e concreto, è il primo passo per approcciarsi alle bevute da Oktoberfest. È una birra di poche parole e da grandi bevute che vi porta dall’ingresso al padiglione prescelto. Siamo in casa? No problem, anche la strada verso il frigorifero può diventare impervia a un certo punto della serata ma la Mattew servirà per introdurvi nelle regole del vostro personale garten settembrino:

La Mattew è quella a cui tengo di più, per ovvi motivi ed è anche la ricetta che siamo andati a migliorare e modificare in maniera impercettibile nel tempo, lasciando che al centro rimanesse la semplicità di bevuta e la sua facilità di accompagnamento a qualsiasi momento. Ne abbiamo realizzate forse più di venti versioni per questo motivo, per cercare sempre di più di risalire alla sua radice storica nel nostro modo personale.

Il sacro

Philippe, Pilsner

 

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Se è sacra un motivo ci sarà, non solo perché Philippe è, come Mattew, figlio di Tosco e Charlotte. La Pilsner di BiRen ha questa determinazione a rimanere immutabile e a utilizzare solo gli ingredienti storici che permettono di concentrare l’attenzione sul tipo di luppolo. Non aspettatevi, però, qualcosa stile Italian Pils che fanno dei profumi e dei twist erbacei in dry-hopping un tratto modernizzante di questo stile classico perché qui troviamo a tutti gli effetti una Pils alla vecchia maniera, più che sincera, concretamente legata alla tradizione e al vecchio modo di brassarla. Per questo motivo la bevuta è di una facilità incredibile, originale e autentica ma profonda e caratterizzante come ci racconta Matteo:

La Philippe è quello che vogliamo che le persone bevano, nasce dalla ricetta tradizionale e abbiamo puntato tutto sul ricreare una birra fedele allo stile, per questo dentro c’è solo luppolo Saaz che, nonostante i costi, continuiamo a usare ancora oggi. È l’utilizzo di questo luppolo che la caratterizza in maniera naturale, dandogli un tocco erbaceo ed amaricante leggero senza intaccare le sue origini. Seguiamo un percorso di lagerizzazione di almeno 30 giorni tassativi in cui nessuno può toccarla, anche in caso il magazzino sia vuoto.

Il suo problema, in fondo, è proprio questo, che alla prima ne potrebbero seguire altre dieci ma in questo momento non potete concedervi troppe divagazioni, siamo appena all’inizio e, da qui in poi, muteranno consistenze e immaginazioni, si scenderà nel sacro e nel profano fino a creare qualcosa di storico che potreste non ricordare.

 

Il corpo

Charlotte, Weizen

 

 

Sarà per il bicchiere, per la schiuma pannosa che sale ordinatamente e rende quasi magica la semplice azione di versarla, il colore torbido ma con una luce praticamente interiore che comincia a risplendere (del resto siamo al terzo passo di questo Oktoberfest casalingo) ma la Charlotte è, esteticamente, geograficamente, gustativamente una weizen tradizionale che sembra appena uscita dalle spine di qualche pub only for Bavarians people. Forse perché questo stile è uno dei più complicati con cui avere a che fare in entrambi i lati della sua vita (quello produttivo e quello della bevuta) ma, per corposità e densità, arriva in un momento perfetto per portarvi in ultima istanza sulla retta via, una direzione che potrebbe cominciare a non essere lineare con l’arrivo della Märzen. Un passaggio necessario e quasi conclusivo in cui la dolcezza non nasconde il carattere che tiene in riga tutti gli ingredienti.

 

La tradizione, la festa

Renazzenfest, Märzen

 

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La Märzen è la birra dell’Oktoberfest perché era la birra che venendo prodotta a marzo arrivava pronta per il festival di  Monaco. Più cariche, con una quantità superiore di malti, più lavorazioni, con un tono alcolico più spiccato è l’ideale per bevute di un certo livello.

Così Tosco ci introduce la Märzen, la birra simbolo dell’Oktoberfest, una ricetta talmente profonda e radicata da diventare la protagonista della manifestazione stessa, con cui le varie famiglie si sfidano per il dominio territoriale. Ma per arrivare alle origini della Märzen made in BiRen dobbiamo fare un passo indietro. Se Ferrara è una città britannica, Renazzo ne è la provincia più germanica dell’intero circondario ed è ovvio, ma non scontato, che abbia la sua birra per la festa cittadina e che questa sia la RenazzenFest«La nostra Märzen nasce per festeggiare la nostra festa di paese. Una birra che abbiamo volutamente creato per essere semplice, sia a livello di ricetta  utilizzando al 90% malto Vienna che le dà una nota un po’ caramellosa sia per rendere la bevuta quella propedeutica ai festeggiamenti. Il bello della RenazzenFest è che racconta la storia delle nostre origini e della festa di Renazzo, di un equilibrio fra l’amaro e dolce che lascia che la parte alcolica resti molto nascosta il che, alla lunga, colpisce all’improvviso». È ovviamente questo il punto in cui l’Oktoberfest prende vita. Quello che ci dice Matteo è quello che proverete. È così dolce farsi ingannare da questa magnifica bevibilità, in cui la dolcezza del biscotto si confonde con il pane appena sfornato e qualche punta speziata che poi, improvvisamente, trasforma visioni e visibilità. Sgrassare con qualche stinco bello fritto, kartoffen e pretzel come non ci fosse domani è altamente consigliato.

 

Der Rebell

Tosco, Smoked

 

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Pensavate che fosse finita, dopo le feste e i gusti tradizionali e l’arrivo del boccale di Märzen. No, vi sbagliavate, alla grande. Perché non c’è nessun Oktoberfest che si rispetti senza un improvviso cambio di realtà. Qui, la situazione che cambia è probabilmente molto simile a una dichiarazione di guerra. Stanchi dei bavaresi del centro, dei loro costumi e della loro tradizionale voglia di determinare ciò che è birra e ciò che non lo è, ci spostiamo nella sua parte più fumosa e affumicata, per ritrovarci nelle case dei ribelli che cuocevano i malti sulle fiamme vive. Proprio da Bamberga arrivano gli ingredienti della Tosco, la smoked beer di BiRen che rappresenta il suo fondatore in formato liquido. Anche qui la vicinanza alle tradizionali rauch è totale così come la sua degustazione anche se il gusto affumicato esplode nel naso ma, in maniera delicata, si fa da parte al momento della bevuta per esaltare la componente più caramellata. Se avete resistito fino a qui senza svuotare la dispensa è arrivato il momento anche perché, poi, si riparte. L’Oktoberfest, del resto, non finisce mai.

Tutte le birre di BiRen le puoi trovare qui

 

 

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Foto di Lorenzo Pasquinelli, tutti i diritti riservati a Beeer Mag.