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Il grande inganno di San Patrizio e come viverlo davvero secondo un vero irlandese

San Patrizio è qui, con l’odore di luppolo nell’aria, le pinte di Guinness in mano e gli armadi che rigurgitano boa, cappelli in feltro e travestimenti, nella pianificazione della sbronza dell’anno. Tutto normale fino a qui, tranne che San Patrizio, questo Halloween per i più grandi, almeno come lo conosciamo noi, in Irlanda non esiste. A toglierci ogni dubbio sarà Ronan, ragazzo irlandese originario di Lamrik che attualmente studia e lavora a Cork, per cui, semplicemente la festa di San Patrizio è un’enorme americanata. San patrizio è quella ricorrenza annuale che cade ogni 17 marzo, data della morte dell’omonimo vescovo di origine scozzese che si dedicò all’evangelizzazione delle terre irlandesi, noto per aver utilizzato il trifoglio per illustrare a questo indomabile popolo il senso stesso della trinità. Come da una via crucis cristiana si è giunti a festeggiare con parate e fiumi di birre, è per molti un mistero che noi abbiamo deciso di affrontare senza paura ma con la generosa dose di birra arrivata direttamente da HOPT.

Per celebrare e benedire il nostro incontro siamo partiti quindi dalla santa trinità Guinness (in versione West Indies Porter), Kilkenny Red Ale e una O’Haras Irish Stout per poi chiudere con una novità made in O’Brother, che con la one-shot Eyeconic hanno tutte le intenzioni di trasformare la concezione del classico scuro irlandese con una versione luppolata di Black IPA.

 

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La Guinness è fra le birre preferite di Ronan, bevitore esperto e professionista visto anche il suo sangue irlandese, che si perde nel delizioso connubio tra le venature amare di caffè e cioccolato fondente e l’eleganza del caramello che dona un finale dolce e delicato. La prima domanda che gli facciamo non può che essere Se San Patrizio nasce come festa religiosa irlandese, com’è possibile che ora nel mondo sia conosciuta come la festa della birra perdendo quasi ogni riferimento alla sfera del sacro?

La risposta di Ronan, ammetto, è stata una strabiliante rivelazione:

La storia della festa di San Patrizio non è esattamente come viene raccontata.. Quando gli irlandesi immigrarono in America persero gran parte della propria cultura. Giunti nel nuovo continente, si appropriarono così di due grandi stigmi per cui erano noti: l’essere un popolo estremamente religioso e dal gomito facile. Sotto la forte pressione mediatica, questi stereotipi vennero ibridati dagli americani creando quello che è oggi Saint Patrick’s Day, un pretesto che ci hanno offerto per creare una festa internazionale dalle vaghe fattezze irlandesi in cui sia lecito sbronzarsi.

 

 

Gli americani, sempre loro. Mentre Ronan stappa la sua ennesima O’Hara’s Irish Stout ed io osservo la sua frizzantezza scoppiettare nel collo della bottiglia, una forte ondata di malto tostato e caffè mi pervade le narici. Le sue note pungenti e la schiuma saporita, ricordano al nostro irish guy la sensazione di essere a casa: una birra perfetta per immergersi nei sapori irlandesi. Ma il dubbio rimane, come vivono normalmente gli irlandesi San Patrizio? La festa inonda l’intera settimana in cui cade, con addobbi nelle aule di scuola e corse impazzite a comprare esuberanti capi color smeraldo. Nel giorno tanto atteso, dopo un’abbondante colazione che faccia da fondo, ci si reca alla parata in tarda mattinata e da lì, importanti fiumi di birre inondano la città.

A questo punto della vostra lettura, se vi state immaginando una Dublino in festa pullulosa di gente con in mano birre che per la maggior parte se ne sono andate nelle bordature dei ciottoli delle strade della città, vi state sbagliando o, almeno, in parte. «Qua in Irlanda non si può bere per le strade, il rischio va da un semplice richiamo, ad una multa, fino ai casi più gravi con l’arresto. Anche durante San Patrizio le persone non bevono per strada, o quantomeno sorseggiano furtivamente birre camuffate dentro zaini o borsette. Quindi in realtà per le strade non c’è esagerato caos» continua Ronan, «Una birra durante la parata costa normalmente circa €5, ma a Dublino può arrivare a 7 o 8. In genarle non c’è una qualità particolarmente elevata».

Ronan parla di “Trashy beers” perché l’intento del festeggiamento non è un buon sapore al palato ma una gran botta alla testa.
«Tra le più comuni a essere spillate c’è sicuramente Guinness, Heineken e Beamish, accompagnate da diversi Stunner Brands ( marchi storditori, cioè per ubriacarsi). C’è chi poi fa il patriottico e compra solo marchi irlandesi, ma è raro che si comprino birre di un certo spessore». Ronan ammazza il suo fermento, io sorseggio la mia O’Hara’s Irish Stout e mi accorgo di vederne già il fondo, estraggo allora il terzo elisir della giornata e, cioè, un altro grande regalo che l’Irlanda ha fatto al mondo, dopo Joyce, Godot e la salsa BBQ al whisky: la Kilkenny Red Ale.

 

Il suo sapore mi si sprigiona in bocca mentre le mie papille gustative tentano disperatamente di cogliere l’origine di quel suo inequiparabile gusto fruttato miscelato ad un secco sapore legnoso e mentre questo elisir ci porta direttamente alla fine degli arcobaleni è il momento perfetto per chiedergli una carrellata di aneddoti di San Patrizio alla irlandese:

«Ti racconterò la parata ma dal punto di vista di chi ha il privilegio di assisterne» , disse spostando il sottobicchiere nel tavolo di qualche centimetro, quasi lo disturbasse, ed inizia a raccontare. Durante un San Patrizio, aveva circa quindici anni, Ronan ed i suoi amici si trovavano seduti su rocciose gradinate di uno scarabocchiato skatepark del quartiere: «Ad un certo punto si avvicina una signora: una donna sulla quarantina dall’aria elegante, tradita però dall’occhio vacuo ed una postura barcollante. Per almeno dieci minuti la donna conquistò lo skatepark, facendoli ammutolire di fronte a un ubriaco canto insensatamente interessante. Poi però la situazione iniziò a degenerare. La donna si interrompe improvvisamente, gira il capo di poco e punta dritto agli occhi di un’amica, Kira, per poi prenderle con fare calmo una ciocca di capelli e appoggiarsela sul volto con espressioni di sollievo e piacere. Quando Kira finalmente riesce a sfilarle di mano i propri capelli, la donna inizia a inondarci di domande. “Siete punk ragazzi?” come noi proviamo a risponderle lei inizia a gridare in un canto stonato “you’re punk as a skunk” che significa siete punk come delle puzzole. Per completare l’esibizione, conclude alzandosi in piedi e vomitando. Diciamo che questa storia mi ha aiutato in futuro a capire cosa mio padre intendesse per “bere responsabilmente”».

 

 

A proposito di bere, la mia gola è secca. Ed è il momento per distruggere la tradizione. Basta Red Ale, Porter e Stout, ci immergiamo direttamente nel cuore della nuova ondata di birra artigianale irlandese, con la Eyeconic di O’ Brother, una Black IPA che certo non avrà ispirato The Dubliners ma siamo sicuri lo abbia fatto con tante avventure ancora non passate alla storia della letteratura. Luppolatura e tostatura qui si sovrappongono costantemente lasciano in bocca un sapore amarognolo e piacevole di quelli da bere a secchiate. “Ma tu quante birre bevi in un giorno?” chiedo allora a Ronan:

A San Patrizio? Il mio massimo è stato 9 durante la parata ma dell’after ricordo poco… un buon irlandese che si rispetti arriva serenamente a 20.

Ultima cosa: un consiglio per chi voglia venire a una parata di San Patrizio in Irlanda?

Fai fondo, occhio ai bicchieri che ti danno e stai lontano dalle risse, specie con irlandesi.

 

Per un San Patrizio in versione irlandese:

Guinness West Indies Porter

Kilkenny Red Ale

 O’Haras Irish Stout

O’Brother Eyeconic 

 

Questo articolo è stato scritto grazie all’aiuto di HOPT che ringraziamo.

Le fotografie sono a cura di Lorenzo Pasquinelli x Beeer Mag, 2022 ©

Parole di Letizia Severi

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