La Squid Ink. Quando il nero di seppia finisce nel bicchiere

La tradizione culinaria italiana da sempre ci insegna che un buon primo a base di pesce va accompagnato da un calice di vino bianco, ancor meglio se con le bollicine. E se in un piccolo garage del nord della California qualcuno decidesse di sovvertire il sistema e far crollare ogni nostra certezza? Bene amici, sediamoci e facciamo un respiro profondo perché la rivoluzione è già avvenuta!

Ma state tranquilli non ci troviamo mica in uno scenario post apocalittico in stile Matrix, il nostro amico Keanu Reeves difficilmente (e purtroppo!) si presenterà alla nostra porta e tanto meno nessuno ci chiederà di fare una scelta che cambierà le nostre vite incontrovertibilmente. Ora che vi siete tranquillizzati, chiudete gli occhi, aprite le vostre menti e liberate i vostri palati da ogni pregiudizio.

Siamo solo in un piccolissimo birrificio a San Francisco, il ‘Pacific Brewing Laboratory’, dove due giovani americani hanno simpaticamente pensato: “Beh! Se Maometto non va alla montagna sarà la Montagna ad andare da Maometto”. E fu così che Bryan e Patrick decisero di portare l’Oceano Pacifico e i suoi sapori all’interno delle loro birre.

Nasce così la Squid Ink, una birra dal colore scuro, con un retrogusto marino che richiama inevitabilmente le sue origini californiane e con una gradazione alcolica di 7°.

L’insolito nome di questa Black Ipa americana non prende spunto solo dal suo caratteristico color nero carbone, il quale infatti non è dovuto tanto alla tostatura dei malti, ma appunto dallo stesso nero di seppia, da cui letteralmente prende il suo nome, che la cucina mediterranea vuole nei suoi tipici piatti gourmet. Dunque dopo avervi rivelato che il nero di seppia può finire non solo in un buon primo a base di pesce, ma anche nel vostro boccale di birra, sareste disposti a far provare un tale azzardo alle vostre saccenti papille gustative?