Gli aggiornamenti dalla Toscana del Birrificio di Buti

L’emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il nostro mondo e cambiando la vita di tutti i giorni ha avuto conseguenze anche nel mondo produttivo della birra artigianale. #bevoacasa è un’iniziativa lanciata da Beeer Mag per sostenere il settore e aiutarlo a raccontare la situazione che sta vivendo. I ragazzi del Birrificio di Buti, in provincia di Pisa, descrivono la situazione che stanno vivendo in questo momento.

Il Birrificio di Buti ha attivato una modalità di consegna nelle zone a loro vicine, in cui una parte del ricavato è destinata alle strutture ospedaliere della zona. Per sapere come sostenerli contattali sul sito (https://www.birrificiodibuti.it/) o sulla loro pagina Facebook.

Raccontateci un po’ della situazione nelle vostre zone, come state vivendo, cosa sta accadendo, quali accorgimenti – nella vita di tutti i giorni – state prendendo?

Per fortuna la Toscana, almeno al momento è fra le zone meno colpite e la percentuale di decessi è relativamente bassa. La paura è comunque tanto, fino a una settimana fa ci preoccupavamo fondamentalmente delle ripercussioni economiche del problema, da oggi la preoccupazione più importante è non ammalarsi. Gli accorgimenti salutari che stiamo prendendo sono gli stessi di tutta Italia  mentre, dal lato economico, stiamo chiedendo collaborazione aiuto alle piccole realtà del territorio. In questo momento anche un negozio di frutta e verdura può diventare un possibile cliente. Oltre a pubblicizzare la consegna a domicilio e la vendita on-line.

Da quando è partito il problema e la chiusura delle attività come vi state comportando a livello aziendale? Le produzioni si sono fermate? Avete continuato?

Stiamo spingendo il sito on-line, fra l’altro molto giovane. La produzione è ferma, nel mese di marzo ci siamo limitati ad imbottigliare le cotte fatte precedentemente al decreto.

 

Come sono le vostre previsioni in questo momento? Di cosa avete bisogno?

Le previsioni, ottimistiche, sono quelle di ripartire, anche se pur piano piano, con il mese di maggio ed essere operativi al 100% a giugno. Quello di cui abbiamo bisogno è uno stop di almeno 6 mesi di tutte le spese fisse (deleghe varie, tasse, affitti/mutui, ecc)

Quali sono il tipo di danni che state subendo? Quanto è grave la situazione?

Il danno principale potrebbe essere l’invecchiamento della birra in magazzino, la nostra politica è sempre stata “poca produzione e sempre fresca”. Se il mercato riparte con il mese di Maggio il danno è ben ammortizzabile, altrimenti no

Quali aiuti vi sono stati forniti e quali iniziative si potrebbe prendere per aiutare il settore?

Gli aiuti al momento sono solo parole, comunque confidiamo nelle amministrazioni comunali e oltre che sappiamo mantenere quello promesso, e soprattutto che tutte le aziende del territorio facciano gruppo e si aiutino l’una l’altra con acquisti solidali, in fondo la birra artigianale è e deve essere integrata nel territorio. Mi capita spesso di trovare birre artigianali provenienti da altre regioni, magari a scapito di birrifici locali (nella provincia di Pisa ce ne sono ben 8), quindi mi chiedo: possibile che su otto realtà si debba andare a prenderne uno spesso addirittura di fuori regione?

Questi giorni di contenimento sono anche un mezzo, nonostante tutto, per ripensare il futuro. Come e cosa vorreste che accadesse nel mondo delle birre artigianali? Cosa dovrebbe cambiare per rendere il settore ancora più forte?

Ultimamente c’è stata una riduzione delle accise, già un buon aiuto, anche se il decreto non è ancora definitivo, infatti siamo in una fase chiamata “regime transitorio”, speriamo che il passaggio al decreto definitivo non apporti sostanziali differenze. Una cosa che grava molto è l’iva al 22%, magari potrebbe essere ridotta al 10%, abbattendo anche di pochi centesimi il prezzo finale di vendita il settore avrebbe certamente un bel impulso in avanti.