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Andrew Stevens | Kahnawake Brewing Co. (CAN)

Kahnawake è la riserva indiana dei Mohawk e si trova alle porte di Montreal una città bilingue nella provincia canadese del Québec, la provincia francofona del Canada. Sterrati, deserto, freddo, un po’ di tutto che rende al massimo l’ambientazione Paura & Delirio nella gas station in cui sorge, sulla Route 132, Kahnawake Brewing Co., microbirrificio nato nel 2016 e aperto dal 2018 sul territorio dei nativi. Dieci birre di partenza con cui aprire le porte su un territorio complesso ma pieno di risorse. Abbiamo incontrato Andrew Stevens, brewmaster di Kahnawake Brewing Co., per farci raccontare questa esperienza.

 

Ciao Andrew! La prima domanda è anche la più importante. Perché e come hai iniziato a produrre birra artigianale?

Come voi ho iniziato a bere birra da giovane e ho iniziato con la birra commerciale. Poi, un mio amico, era il 1998, ha iniziato a prodursi la birra a casa e ha cercato di coinvolgermi nell’hobby della birra artigianale. Io ne volevo rimare fuori: mi bastava bere la sua di birra! Ma mi ha incastrato regalandomi uno starter kit per il mio compleanno. Così abbiamo iniziato a produrre birra per noi stessi ed era divertente fare un barbecue ed avere la nostra birra. È un grande hobby! Alla fine della giornata o, meglio alla fine di due settimane, hai qualcosa da consumare, qualcosa che hai fatto tu! E quindi ho iniziato con una stanza dedicata, poi con un’altra, poi metà della casa, costruendo un equipaggiamento e uno strumentario sempre più raffinato. Lavoravo nell’IT e nel frattempo coltivavo questo hobby… diventai presidente di un club a Montreal che riuniva chi fabbricava birra in casa. Poi non volevo più lavorare seduto a una scrivania, così decisi di trasformare quell’hobby in un lavoro. Ho lavorato per un po’ per altri e nel mentre ho iniziato a prendere lezioni di management all’Università. Ho incontrato gli altri due proprietari [Matt & Fred] che producevano vino, ma che volevano lanciarsi anche nel campo della birra…e nel 2016 abbiamo iniziato Kahnawake Brewing Co.!

Siete in una riserva indiana, è una cosa particolare…

Gli altri due proprietari sono nativi, si è liberato un terreno e abbiamo deciso di iniziare. Siamo in Québec e in Canada ma siamo anche in una riserva indiana, abbiamo una sorta di governo terzo. Abbiamo iniziato a costruire, abbiamo contrattato con le comunità dei Mohawk e abbiamo di fatto creato dal nulla le leggi di regolazione della comunità Mohawk sulla produzione di birra e la sua vendita. È così abbiamo insieme al governo locale creato la regole di produzioni delle birra nella riserva, che poi sono state applicata anche ai nuovi birrifici nati nel mentre: è stato molto particolare!
Ma non ci siamo fermati qua…per noi il legame con il territorio che ci ospita è importante: sponsorizziamo varie attività indiane: ad esempio siamo sponsor dei team sportivi locali e partecipiamo sempre ad iniziative di beneficienza e raccolta fondi.

E per quanto riguarda il nome? 

Il nome originale della Kahnawake Brewing Co. era Black Bridge: lo avevamo scelto perché il ponte [che collega Kanhawake a Montreal] è molto significativo per la comunità dei nativi in quanto è stato per lungo tempo una fonte importante di introiti. Quando la compagnia che costruì il ponte ottenne la concessione per farlo fra le clausole imposte dal Governo vi era l’assunzione di un numero di lavoratori indiani. Questi iniziarono ad arrampicarsi sui piloni del ponte con una abilità incredibile e la compagnia decise di assumerne altri: fu per molte famiglie il principale introito. Lo fecero per generazioni.
I nativi chiamavano il ponte il Black Bridge a causa del colore che il ponte aveva acquisito. Per questo avevamo chiamato la birreria Black Bridge: volevamo onorare il lavoro di quei saldatori indiani. Poi però c’era un problema: l’esistenza di birrerie con un nome simile in un’altra provincia del Canada e in Arizona…e così abbiamo deciso di cambiare il nome in quello attuale. Ma abbiamo deciso di lasciare il logo sui bicchieri, una chiave inglese incrociata con un mosto.

 

 

Ma perché fondare una birreria artigianale proprio in una riserva indiana e qual è il rapporto con la popolazione indiana? Gli altri due proprietari sono indiani…vero?

Sì, esattamente! Quando abbiamo iniziato cercavamo a Montreal ma poi si è liberato questo terreno. Uno dei due proprietari possedeva parte del terreno e quindi fu facile costruire e ampliare l’attività. E per loro c’era una ragione ulteriore affettiva. Per quanto riguarda me, anche se non sono indiano, la prospettiva affascinava molto. La storia di quei lavoratori mi colpiva, i saldatori…un lavoro duro per gente dura.
E questo dato affettivo si ritrova sia nel nome che nel simbolo che alterna al mosto la chiave inglese e riproduce i simboli delle associazioni dei saldatori.

Dove producete la birra?

Qua dietro (ride): tutto in da house! Birra davvero a chilometro zero. Ci stiamo anche ampliando e costruendo nuovi spazi anche perché la nostra produzione è impegnativa, cambiamo spesso il tipo di birre e abbiamo bisogno di più spazio per riuscire a mantenere il ritmo.

Ah sì, dimmi di più (nel mentre stecco la prima Bridge, la birra più tradizionale che lascio al nostro lettore l’interpretazione del nome) come producete? E che cosa?

L’offerta di Kahnawake Brewing Co. si sviluppa sempre su dieci birre che oggi comprendono la BRIDGE, la nostra birra tradizionale, la nostra più fedele compagnia [una birra chiara e maltosa, leggera ma importante: una prelibatezza ndr], la Goose Neck [], la Hard Days Work [E. S. B.], la ALRIGHT! ALRIGHT! ALRIGHT! [New England Pale Ale]; la Black Cherry [dal classico gusto di amarena, uno dei sapori più diffusi in Canada]; la HOPS this Time [hops questa volta]; la Good Old Days; la KBC lite; Summertime lite [Summer Ipa] e la Allez Bisous [L’unico tocco di francese nel menù: cosa strana in una provincia francofona e non a caso con un aroma al lampone]. Abbiamo un team che pensa i nomi, ogni volta che facciamo una birra pensiamo tre nomi e poi scegliamo, dopo averla assaggiata ripetutamente [ride].

Cosa c’è alla base del vostro processo alcolico?

Crediamo nelle birre che ispirino, che invoglino il cliente a provarle e a fagli vivere un’esperienza. Il menu è diviso in tre parti: neofiti, esperti e beers’ nerds. Quest’ultima parte è più hardcore e contiene cose abbastanza strane ed estreme! Usiamo anche aromi abbastanza anomali. Solo la Bridge non non cambia mai, è il nostro manifesto di intenti, la birra dei lavoratori che è qui dall’inizio e lo sarà per sempre. Se gli aromi cambiano ogni stagione le birre cambiano più spesso: di solito abbiamo 3 birre che teniamo ferme per stagione e le altre le variamo. Per le altre abbiamo una sorta di programmazione volta al rinnovamento continuo, così le persone sanno quando tornare per provare nuovi gusti.

 

 

C’è un’influenza indiana nella birra?

Beh, abbiamo talvolta prodotto dello sciroppo di mele [una delle bevande preferite degli indiani] o qualcosa che avesse questi gusti: facciamo birre più leggere in estate e certo ci ispiriamo agli odori e ai gusti delle foreste che ci sono qui ma sono tutte cose che i nativi ci concedono perché le loro ricette tradizionali sono piene di spezie segrete. Magari un giorno, chissà…

Un sacco di birrifici che producono birra artigianale non sopravvivono sul lungo periodo, voi siete un modello di successo. Qual è il segreto?

Siamo partiti veramente piccoli e con produzioni contenute. 2oo litri di birra, con birre più semplici per essere più mainstream e per ridurre le perdite. Abbiamo tenuto bassi i costi e l’inizio abbiamo prodotto in lattina. Poi dopo i primi successi ci siamo lanciati. Quello era il progetto pilota, ora cambiamo birre quasi ogni settimana per avere più esperienze da offrire e la clientela si è mostrata pronta e molto assetata [ride]. Abbiamo trovato un ambiente molto pronto. Il cambio di birre è stato un successo ed è divenuto quasi subito il nostro marchio di fabbrica. La clientela è curiosa e qua c’è sempre qualcosa di nuovo da provare: questo crea un rapporto di fedeltà con la birreria. Abbiamo visto negli Usa che c’è gente che beve sempre la stessa birra per anni, qua non è così e diamo la possibilità di un mondo diverso, in termini di birra. Ci siamo adattati al mercato che vuole sempre il nuovo, la novità ma per noi è stato facile perché era la nostra intenzione fin dall’inizio. Lo avremmo fatto comunque [ride].

E c’è un tocco di tradizione riadottato alla green economy vero?

Sì! Avrai visto questo contenitore nei film western forse? (ci mostra quella sorta di damigiana che vedevamo da piccoli in mano a Cletus dei Simpson e prima a Yosemite Sam con Bugs Bunny). Beh se vieni ti diamo il vuoto (pieno!) e poi se lo riporti ti diamo la cauzione. Ci sono varie dimensioni adatte ai vari clienti. Una volta nelle birrerie si veniva con i propri contenitori, oggi questo non è possibile ma i contenitori li forniamo noi opportunamente igienizzati. Tu vieni bevi la nostra birra dove vuoi e lo riporti: ti becchi indietro la cauzione e non paghi così il contenitore! In questo modo aiutiamo il pianeta e facciamo qualcosa di storico che piace alla gente!

 

Kahnawake Brewing Co.

22 Route 138

Kahnawake, Quebec

https://www.microbrasseriekahnawake.com/