Birra in lattina, 85 anni di sbronze al sapore di alluminio

Siamo nel 1935. Mentre in Europa si beve per dimenticare le leggi di Norimberga appena siglate, in America si è appena usciti dal proibizionismo e si sperimentano nuovi modo di conservare la birra. Ecco che il 24 Gennaio 1935 a Newark nasce una piccola azienda, la Gottfried Kreuger Brewing Company, che produce la prima birra in lattina della storia.

In verità c’erano già stati alcuni tentativi, fin dal 1910, ma erano finiti in lattine esplose e fiumi di schiuma da raccogliere. Il primo a riuscire a portare sul mercato la birra in lattina fu proprio Gottfried Kreuger, un immigrato tedesco che dal 1858 iniziò a gonfiare le pance degli abitanti del New Jersey con delle Helles e Weizen come solo in Baviera sapevano fare. Appena terminati i lunghi anni di proibizionismo il nostro eroe Gottfried fece un primo esperimento da 2.000 lattine, che non trovò grande riscontro, tanto che i giornali dell’epoca sostennero che la birra avrebbe dovuto avere sempre un confezionamento in bottiglia.

Il successo della birra in lattina

Gottfried Kreuger non si scoraggiò e, forse sostenuto da quello stato di leggera ebrezza e insensata spavalderia che contraddistingue i santi bevitori di birra, decise di lanciare il prodotto sul mercato a Richmond nello stato della Virginia. Da quel momento la birra in lattina ebbe un successo mai visto. Il nuovo packaging rendeva i trasporti più semplici ed economici rispetto al vetro, e nel giro di pochi anni ne avevano già venduto 200 milioni di pezzi.

Gottfried Kreuger: un’eroe pop del nostro tempo

Ma pensate se la birra in lattina non fosse mai stata inventata. Quanto sarebbe diverso il mondo in cui viviamo Innanzitutto la birra costerebbe di più. O meglio, non esisterebbero tutte quelle birre discount a meno di 1 euro sventra budella che vengono etichettate come birre da fattone. Ma parliamoci chiaro: chi di noi non ne ha mai abusato? Almeno per me, birre come l’Hollandia, la Atlas. Per non parlare della Faxe da 1 litro: gli autogrill non sarebbero più gli stessi senza quei barili. Per parafrasare un’orrenda pubblicità di Nutella:

“Che Autogrill sarebbe senza birra Faxe?”

 

Oppure immaginate un film come Trainspotting. Quanta birra in lattina compare in quei 94 minuti diretti da Danny Boyle? Per non parlare del libro. Irvine Welsh, infatti, cita la parola lattina più di quante volte citi la parola eroina o ago.

Dimentichiamoci del retrogusto di alluminio, oggi la birra in lattina si degusta

È vero, ormai sembrano passati secoli dai tempi di Trainspotting. È cambiato il modo di vestirsi, la musica, le droghe. Insomma, quasi tutto. Solo Iggy Pop sembra non invecchiare mai. E della birra in lattina che ne è stato? Di quell’oggetto che a seconda del contesto poteva diventare il simbolo del disagio borderline, ma anche un simbolo di socialità? Che ne è stato della pizza e birra Von Wunster o della partita e Peroni?

Oggi anche le lattine si sono reinventate e come ogni cosa che arriva da un immaginario del passato sono diventate hipster. Ebbene sì. Oggi la birra in lattina è hipster. Comprare una lattina è come scegliere una bici a scatto fisso piuttosto che una bici normale. È come andare in giro con il longboard a Milano immaginandosi di essere a Venice Beach. Chi compra una lattina non beve una birra, la degusta. Sulle lattine non ci sono etichette posticce, ma grafiche che potrebbero essere tranquillamente esposte in un museo. Ma quello che rende la birra in lattina irresistibilmente hipster è quel fascino punk da bassifondi, e in questo i ragazzacci di Brewdog sono i numeri uno.