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BIRRA VAIS – BIRRA VAIS

Una mattina ci siamo visti recapitare in sede un pacco che non stavamo aspettando. Non ci è voluto molto per capire che si trattava di una di quelle spedizioni che piacciano a noi. Impreviste, benaccette, frizzanti. Dentro alla confezione abbiamo trovato 3 belle birrette di Birra Vais, prodotta nello stabilimento di Beer In  e nata dalla passione di Michele Francesco Dipasquale per il mondo delle Weissebier a cui ha voluto regalare un tocco di italianità. Il campo è ostile, perché la tradizione teutonica sicuramente la fa da padrone con segreti millenari custoditi da ogni mastro birraio che si rispetti. Il tentativo di Birra Vais, tuttavia, si difende molto bene.

È inevitabile, del resto, non partire dal profumo con le tipiche punte di banana che si mescolano a quelle di chiodo di garofano. Alla bevuta Birra Vais si inserisce a metà fra le più classiche Hefeweissbier e le più commerciali weisse (per intenderci Paulaner o la beneamata Franziska). Il motivo è rintracciabile sicuramente nel processo di produzione artigianale e nella sua mescita che modifica le proporzioni di frumento (70% di frumento maltato invece che 50%) per rendere più facile la digestione e non appesantire la bevuta. Il principale pregio di Birra Vais si trova proprio in questo aspetto. Un sapore sincero che si mantiene fedele alla tradizione, senza buttarsi sull’improvvisazione psichedelica di aggiunte di difficile comprensione, e la facilità di bevuta. Sembra di bere una Pils – in termini di facilità – ma potenziata, con un sapore molto più strutturato e particolare.

Una rivisitazione di un classico con una dimensione del tutta italiana e personale. Questa differenza si ritrova anche nella versata che al tipico colore paglierino lascia una abbondante dose di schiuma leggera e soffice, avvantaggiata anche da una frizzantezza maggiore rispetto alle pariweiss, fornite dal lievito di ideazione dello stesso mastro birraio, che scivola sul palato in maniera setosa e sottile.

Quello che avremmo voluto, per approvarla appieno, è forse una leggera amarezza in più ma comprendiamo la sua volontà di farsi accompagnatrice dei piatti che vale, nonostante tutto, la scelta.

MUSIC: Digitalism – Pogo
TEXT: J. W. Goethe – Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister
MOVIE: Gore Verbinski – La cura del benessere