5 birre sparse nel mondo scoperte a Colonia

Le fiere sono una questione di sopravvivenza. Esistono due tipi di individui chi è squalo e chi ha sete. Rientrando nella seconda categoria siamo andati a Colonia e abbiamo finito per berci una serie infinita di birre sparse in tutto il mondo. Dal cuore operaio dell’Alsazia ai freddi della Norvegia, a pochi passi dal Polo, in Argentina, Lituania e Messico finché la terra non ha invertito il suo naturale scorrimento. Ve ne presentiamo cinque che per diversi motivi ci hanno riempito cuore e stomaco, ognuna con una storia da scoprire.

Brasserie Meteor

Se dovessimo scegliere fra gli infiniti giri che ci offre Gianni forse la scelta ricadrebbe sull’IPA Meteor di prossima uscita per le sue note agrumate o su Ink, una decisa Baltic Porter dal sapore di liquirizia e la gradazione impegnativa ma, probabilmente, il cuore ci porterebbe sulla Saison Nöel, un vero e proprio morso ai dolci alla cannella tipici del periodo natalizio dell’Alsazia. Un posto duro e operaio, freddo d’inverno, in cui i lavoratori cercano proprio il gusto forte della classica Pils, tosta ma dall’animo sincero che ti colpisce al primo sorso con l’approvazione – prima in Europa – del governo della Repubblica Ceca. Meteor, come ci racconta Gianni, è un’azienda famigliare da sette generazioni, –  dal 1640 -, che ha una filosofia ben precisa. Cammina sulla linea, fra chi è troppo grosso per essere piccolo e chi troppo contenuto per sfidare i più forti, ma le sue birre rispondono colpo su colpo. Una menzione d’onore ad Ale Bio, la biologica che conferma la loro attenzione al dettaglio, anche quello ambientale.

 

Mack Ølbryggeri 

Dove non resiste l’uomo prospera la birra. Così paiono sostenere i ragazzi di Mack e della loro Artic Beer proveniente a Spitsbergen dalla punta del continente Artico, che fa della sua acqua purissima un punto di forza. La freschezza dell’iceberg, delle montagne alte come le nuvole che Harald, l’erede di questo trono di ghiaccio fondato nel 1877, ci mostra sul suo cellulare tutto contento. In fondo serve poco parlare davanti a una vera rarità, e certe cose passano in fretta, quando ti immagini questa situazione estrema temprata col freddo, gli esploratori di Jack London, un impegno oltre l’umano, tutto in nome del luppolo.

 

 

Švyturys Brewery 

Ultima nata in casa Utenos Als grazie alla collaborazione con Brooklyn e le mani sante di Garrett Oliver, le craft beer di Brick by Brick, laboratorio dedicato al crafting nel paese della pallacanestro, si fanno riconoscere per il giusto equilibrio fra le skill artigianali e un’esperienza industriale da leader del Baltico. La Four Winds è un classicone tedesco che al barocco fassbinderiano preferisce la sperimentazione à la Mekas e caccia il tocco fresco – young – di caramello che ne schiarisce il colore. La Bosun’s Moustache butta tutto sul bittering, nascondendolo dietro le note fruttate di Cascade a profusione, poi Citra, Centennial e Chinook. Per chi diceva che la Lituania non è la California del nord est tocca ricredersi. Regina indiscussa la Naked Sale, brut luminosa, realizzata come il vino rosso ma perfetta per l’estate. Lithuanians make it better.

 

 

Karlsbräu

Oggi parliamo di Karl, un re tedesco, diventato birraio in una brasserie mitica nelle foreste dell’Alsazia. Licorne fa il pieno di birra dal 1845, ospitando viaggiatori che se la portano con sé, nella pancia, nei ricordi, da sempre. Produttori per mezzo mondo (da Tennent’s a Bombardier, Shypard e Kinggoblin) non hanno mai abbandonato la propria appartenenza teutonica e hanno continuato a produrre la Karlsbraü senza fermarsi, mantenendo i segreti in famiglia e trasformandoli in un prodotto sincero per ogni giorno. L’Urpils – consigliata con Bologna Sausage (qualsiasi cosa voglia dire) – l’Helles (Cheesburgers e sole), e la Weizen Hell (qui dicono Pizza Hawaii ma noi preferiamo il classico Curry Wurst del banchetto di Kreuzberg) sono il classico che ti convince per sapienza e impossibilità di dargli torto. La doppia linea Slash, che rinfresca l’unicorno con un restyling su acidi e tattoo, esplode con i colpi dello yin e dello yang nella sua doppia versione, ultra power ( Origin – 7,5° nei denti) o per dolcezze forti (Red – Cherry rossa da 8°).

 

Cisk

Una leggenda, già di per sé, quella di Cisk, la birra più bevuta a Malta e dintorni. Il suo nome significa assegno, perché è proprio dai guai finanziari di un brewmaster tedesco, fuggito a La Valletta per amore – si dice, non si sa se per la birra o per le spiagge – e finito a produrre birra oltre le attese. Il fallimento si è poi trasformato in un investimento che ha preso rapidamente il posto di tutte le birre egocentriche del vecchio continente, arrivando fino a qualche pub milanese. La tradizione britannica immessa da Farsons ha fatto sì che sulla croce di Malta si abbattesse quella della compagnie delle Indie e che l’IPA diventasse quella più controcorrente. Robusta, vigorosa, adatta a pirati e cavalieri della regina fermi a tavola a fare i conti.