Nell’epoca dell’ostentazione sui social, della gara al filtro di Instagram più bello, non possiamo credere più a niente. C’è gente che sceglie dove andare in vacanza solo in base a quanto la meta sia instagrammabile, vengono redatte classifiche sui musei più instagrammabili d’Italia, si va ai concerti esclusivamente per fare stories e condividere sui social l’evento, perché tanto l’importante è far vedere che si era lì. E poi c’è una cosa che più di tutte è sconvolgente: c’è sempre più gente che pubblica foto spettacolari del Molise. Ma ragazzi, chi vogliono prendere in giro? Lo sappiamo tutti che il Molise non esiste.
Questa per esempio è la sedicente Termoli. Un gioiellino sull’Adriatico. Ma chi di voi l’ha vista dal vivo? Io penso nessuno.

E l’Università degli Studi del Molise? Avete mai avuto un amico o un collega laureato lì? Io non credo. Penso che sia addirittura più facile credere all’esistenza dell’Università della Vita.
Le Isole Tremiti mi direte… ma purtroppo fanno parte della regione Puglia e in particolare dell’amatissima provincia di Foggia.

A questo punto, una domanda mi sorge spontanea: è possibile trovare una traccia attendibile dell’esistenza del Molise?
Dopo aver ingaggiato i migliori detective privati italiani, provato a telefonare a Chi l’ha visto e chiedere a Pamela Prati se per caso avesse avuto una visione, sono arrivato alla scoraggiante e allo stesso tempo scontata conclusione che il Molise non esiste. Persino Mark Zuckerberg è della stessa opinione, infatti mi ha confessato in una telefonata (ovviamente intercettata da Huawei) che stanno per lanciare lo spider più potente contro i profili fake che riuscirà addirittura a cancellare i profili di tutti gli utenti che dicono di vivere nella provincia fantasma di Campobasso.
Qualche sera fa, però, ho scoperto una cosa sconvolgente che potrebbe cambiare per sempre le sorti dell’umanità. Un fatto ancora più sconvolgente e incredibile della possibilità che l’uomo non sia mai andato sulla luna. Il Molise, forse, esiste. Aspettate. Non datemi subito del terrappiattista no-vax.
Ero a una festa in un paesino abruzzese (abbbruzzese in lingua originale) e in piccolo stand di legno con tre spine vedo la scritta “Birra Fardone: Molise”. Al che penso tra me e me, “è la solita trovata di marketing, come chi in Inghilterra vende palline di latte andato a male e le chiama Mozzarelle di Bufala”. Nonostante la mia perplessità, decido di assaggiarla e mi prendo una Rinoceronte Nero.

Una dunkel che non è una dunkel, una mild inglese che poi tanto mild alla fin fine non è, forse una dark lager boema, ma neanche più di tanto. Proprio come la sua regione d’origine, il Molise, che a volte c’è e altre sembra scomparire nel nulla, la Rinoceronte Nero è una birra eterea, senza confini ben delineati, che non esiste sui manuali, ma che se la assaggi non puoi più farne a meno. Una birra dal colore scurissimo con lievi sfumature rossastre e una bella schiuma cremosa di colore beige. L’ideale accompagnatrice delle eterne discussioni sul nulla o sulla non esistenza del Molise.
