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L’inarrestabile avanzata della birra analcolica nel mondo

birra analcolica

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Quando a inizio Novecento si parlava di un fantasma che si aggirava per l’Occidente, probabilmente, si faceva riferimento non tanto al comunismo quanto all’avanzata, nel XXI secolo, delle birre analcoliche sui banconi e nei frigoriferi. Una good habit che, negli ultimi anni, ha cominciato a essere sempre più diffusa,  coinvolgendo anche il mondo della produzione artigianale, portando piccoli e grandi birrifici a sperimentare una propria linea a zero alcol o lì vicino (per la legge italiana sono considerate no alcol fino a 1,4%).

Non stiamo parlando di quelle birre da scaffale con la grafica tutta bianca o metallizzata che, da un angolino nascosto, si sono intrufolate nel vostro frigo né di quella delusione di quando vostra nonna vi disse che aveva una sorpresa e invece era una Tourtel, ma di un vero e proprio movimento che negli ultimi anni sta cambiando le regole della birra, sperimentando stili e ingredienti nuovi, ritagliandosi un pubblico vastissimo nel mondo.

Secondo una ricerca di mercato condotta da Global Market Insights nel 2026 il valore della birra analcolica si aggirerà attorno ai 26 miliardi (M-I-L-I-A-R-D-I) di dollari con una produzione sui 3 miliardi (M-I-L-I-A-R-D-I) di litri. Molto più di una moda passeggera o una bevanda per maniaci di benessere che non vogliono rinunciare ai ricordi della propria gioventù insubordinata.

*imperial march start silently playing*

La birra analcolica sta arrivando e lo sta facendo nel modo più gustoso possibile. Prende dalla birra tradizionale ricette, esperimenti e stili e gli dà una nuova interpretazione e, a volte, osando ancora di più in termini di bevibilità o senso per gli accostamenti. Esistono due modi, a grandi termini, per ottenere una birra così bassa di gradazione: 1. Non permettendo ai lieviti di sviluppare alcol e quindi il tasso alcolico; 2. Con tecnologie fisico-chimiche che sottraggono l’alcol.

I grandi marchi statunitensi, dove gran parte delle cose stanno accadendo, si sono limitati a tagliare (letteralmente, IYKWIM) dalle loro Lite la già minuscola dose di alcol, mentre la sober revolution ha cominciato a fare le IPA, le Pale Ale, le DDH e le stout. Il movimento ha cominciato poco a poco a ingrandirsi fino a diventare una realtà, portando alcune realtà artigianali a puntare sull’effetto sorpresa come nella Special Effect di Brooklyn, rendendone un vero e proprio one shot calendarizzato per To Øl o una passione fissa per Mikkeller.  Un caso interessante è quello di Athletic Brewing, il primo birrificio totalmente no-alcohol e già entrato nelle grazie di Jennifer Lopez e metà NBA. Nato a metà del 2018 (eez) in Connecticut con la vocazione per la birra analcolica e il poter contare sul gusto forte di una IPA senza il suo tornaconto sinapsoidale, il birrificio di Bill Shufelt ha visto centuplicare le richieste, espandendo il suo sito di produzione e distribuendo in gran parte del mondo.

Grafiche minimali, coloro sgargianti, hipster mentality di quella fatta bene. Si sono presi tutto.

L’alto ABV è out. Gli stili di vita healthy sono in. Il momento americano della birra artigianale analcolica è vicino? Se il successo travolgente di Athletic è indicativo, c’è un’altra rivoluzione artigianale in arrivo. E questa rivoluzione sarà sobria.

Dave Infante, beergod di Thrillist,  ha sintetizzato questa evoluzione con termini tragici che, per ovvi motivi, condividiamo e che lucidamente danno un’idea di quello che sta accadendo. L’evoluzione, nel caso americano, sta spostando una grande massa di consumatori che non metterà, sul breve termine, in tensione il settore artigianale (anche se la sovraproduzione dovuta al lockdown di bibite non alcoliche ha creato la più grande crisi di alluminio dalla seconda guerra mondiale) ma che si tratta di un cambiamento già in atto da tempo.  I dati di Euromonitor International mostrano che tra il 2011 e il 2016, in Germania il consumo di birra analcolica è aumentato del 43%, nonostante il consumo complessivo di birra è diminuito, i trend del lockdown ha sottolineato l’incredibile passione per il low alcohol, proprio nel 2020.

Loro esistono e sono fra di noi.

 

Fonti, citazioni e approfondimenti:

https://www.thrillist.com/drink/nation/the-athletic-non-alcoholic-beer

https://www.thrillist.com/drink/nation/rise-of-low-alcohol-non-alcoholic-craft-beer

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