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La testimonianza di Francesco, mastro birraio del Birrificio Maiot

L’emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il nostro mondo e cambiando la vita di tutti i giorni ha avuto conseguenze anche nel mondo produttivo della birra artigianale. #bevoacasa è un’iniziativa lanciata da Beeer Mag per sostenere il settore e aiutarlo a raccontare la situazione che sta vivendo. Raggiungiamo Francesco, mastro birrario del birrificio agricolo Maiot situato a Casoli in provincia di Chieti.

Anche il Birrificio Maiot ha sposato il nostro progetto dell’acquisto sospeso, una modalità che può dare un aiuto concreto e immediato a queste realtà che rischiano di sparire. Per sapere come sostenerli e acquistare le loro birre contattali via mail (info@saporidellamajella.it) o sulla pagina Facebook.

 

Abbiamo cominciato la nostra attività nel 2016 e, il nostro, è un microbirrificio che nasce da un progetto tra me e mio figlio Domenico, cresciuto con la passione per la coltivazione dei campi. Abbiamo un’azienda agricola di circa 25 ettari di terreno dove maggiormente vengono coltivati oliveti mentre la parte restante, dedicata alla semina di cereali per la distribuzione ai grossisti, è stata convertita in malto e orzo nel 2015 con l’ingresso in azienda di mio figlio da sempre appassionato al mondo della birra artigianale. Abbiamo, quindi, investito in un impianto da 300 litri per la produzione di birra agricola che produciamo con il nostro orzo distico e il nostro malto, così da ottenere una birra agricola 100% abruzzese. Le materie prime che non produciamo, invece, arrivano da aziende del territorio regionale abruzzese.

A seguito del diffondersi anche nella nostra regione del virus sono state applicate misure restrittive per la circolazione e la chiusura di tutti i locali ritrovo come nelle altre parti d’Italia e questo, per noi, è stato il problema principale perché non avendo la possibilità di vendere la birra ai locali purtroppo le nostre vendite si sono fermate e abbiamo registrato un calo quasi del 90% in confronto agli anni passati. Le birre che abbiamo prodotto sono ferme in magazzino e non sappiamo se verranno vendute o saranno buttate. È un problema enorme a cui si aggiunge quello riferito a tutte le varie materie prime che avevamo acquistato per sostenere la produzione annuale del birrificio. Questo significa che, oltre alla perdita delle birre ferme in magazzino, rischiamo di allargare la perdita a tutto il magazzino di materie prime, quindi i malti, i luppoli, i lieviti e le spezie.

 

 

Purtroppo non disponiamo di un e-commerce aziendale e ci appoggiamo a piattaforme di marketplace dove vendiamo le nostre birre online che, in questo momento, sono l’unica speranza di continuare il lavoro del nostro birrificio e non perdere tutto quello che abbiamo fatto. Nei primi tempi abbiamo cercato in tutti i modi di accontentare i nostri clienti attivando la consegna diretta ai privati ma non crediamo giusta l’idea di far lavorare i corrieri in questa situazione di difficoltà. Non ci sentiamo di mettere la loro salute a rischio anche se questo significa per noi un rischio molto grosso in termini di vendite.

Nelle ultime settimane abbiamo deciso di bloccare la produzione, finendo di imbottigliare le birre rimaste nei fermentatori. Fortunatamente, però, possiamo assicurare ai nostri clienti che comunque saremmo attivi in azienda e sarà possibile scriverci e concordare le spedizioni e la ricezione di ordini e offerte.

 

A Casoli la situazione è, fortunatamente, ancora sotto controllo, mentre il birrificio si trova sulle colline in aperta campagna. Siamo bloccati in casa/azienda da circa 2 settimane ed evitiamo di uscire al massimo una volta a settimana per i beni di prima necessità ma la situazione, per quanto complessa, è sostenibile, soprattutto se penso agli amici birrai del nord Italia e al loro essere “in trincea”. Dobbiamo combattere tutti insieme questa emergenza cercando di rimanere il più possibile uniti e rimanere a casa. Il pregio della birra è proprio questo, allevia le giornate e noi siamo qui per questo. È importante, però, sostenerci, unirci e trovare un modo per uscirne. Speriamo che, quando tutto questo sarà finito, riusciremo a ripartire ma, per farlo, avremo bisogno di tutti. Servirà che il governo e le forze politiche ed economiche mettano in campo dei piani che ci possano aiutare a fare quello che amiamo di più: produrre birra e rendere – per quanto possibile – felici le persone.

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