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The Greatest Beer Run Ever o come rischiare la vita per portare birra agli amici in Vietnam

Tutte le grandi storie meritano di essere raccontate, nessuna esclusa, se poi si parla di Vietnam e birra, navi e imprese impossibili ancora di più.

Il protagonista di The Greatest Beer Run Ever  è John Donohue, detto Chickie, ex marine che nel 1967 lavorava come operaio in un cantiere di New York. Chickie nasce tra i verdi parchi di Indwood, che negli anni ’60 era casa di una larga comunità di immigrati irlandesi.

La nostra storia inizia proprio qui, dove per tanti Manhattan è già finita da un pezzo, al di là dell’Harlem, sul bancone dell’ormai celebre Doc Fiddler’s. Si parla un po’ di tutto, di Raquel Welch, delle manifestazioni contro la guerra in Vietnam a Central Park. Chickie è stanco, sorseggia la prima birra mentre chiacchiera con George Lynch, e dal suo sgabello in legno inveisce contro gli hippie, “non fa bene ai nostri ragazzi vedere queste cose”. [eeeeez, NdR]

E poi, in un attimo, il genio.

Lynch la butta lì, una proposta che ha lo stesso sapore dei piani fatti da ubriachi per la colazione del giorno dopo, “Sai cosa penso? Che qualcuno dovrebbe davvero andare in Vietnam ad offrire una birra a quei ragazzi”. Chickie alza lo sguardo, e afferma in maniera solenne: “Ci penso io a questo”. George Lynch dopo 60 anni è totalmente convinto che Danohue fosse assolutamente sobrissimo, che dire, noi ci crediamo un po’ meno.

Detto fatto. Inspiegabilmente sobrio e al di là di ogni tipo di capacità di giudizio, nel giro di 24 ore Danohue ottiene lavoro sulla Drake Victory, una nave mercantile diretta in Vietnam. Nella sua valigia? Una lista di nomi e diciotto lattine di Pabst Blue. Una missione: portare da bere ai suoi amici. È così che parte per la beer run più incredibile della storia, un’odissea che è raccontata nel libro The Greatest Beer Run Ever: A True Story of Friendship Stronger Than War, pronta a svernare, prossimamente, un grande incasso a Hollywood. Il progetto per il film vede coinvolti Brian Currie, Pete Jones e Peter Farrelly, regista di Green Book, Oscar per miglior film 2019.

Chickie confessa come la sua impresa lo abbia reso una celebrità locale, popolarità ovviamente misurata in birre offerte, “è passato molto tempo prima di ricominciare a pagarmi da bere”. Nessun rimorso. Donohue, convinto che la situazione in Vietnam fosse come un po’ come quella del Bronx, di certo non si aspettava tutto quello che seguì il suo arrivo a Quinhon. I due mesi di viaggio furono durissimi, e Chickie si ritrovò a bere tutte le lattine di Pabst Blue che aveva portato con sé. Dopo un veloce rifornimento di birra al sud del Vietnam, tocca terra nel gennaio del 1968. Riesce prontamente ad ingannare i supervisori fingendo di cercare i suoi fratellastri. La storia regge, e dopo sole 48 ore dallo sbarco si contano due incontri con i fedeli amici sulla lista e una sbronza. “Andava in giro in una zona di guerra come se dovesse giocare a golf”, raccontano di lui gli amici.

 

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La missione continua, passano sette giorni, tra aerei e notti sotto il fuoco dei fucili. Donohue riesce a trovare un passaggio lungo 500 km per Quang Tri, nella speranza di incontrare il penultimo nome sulla lista, quello di Rick Duggan, amico di quartiere. Sono giorni difficili nel nord del Vietnam, ma la sua impresa è quasi conclusa. Qualche spavento e un paio di ubriacature più tardi, viene ritrasportato in elicottero a Quinhon dai suoi compagni di bevuta, ma una brutta notizia lo attende al suo arrivo, la Drake Victory è partita.

Straordinariamente tranquillo, Chickie rincontra i suoi amici, e con gli stessi white jeans dell’arrivo in Vietnam sale su un aereo diretto a Saigon, 400 km più a sud, sperando di trovare una nave per New York. Resta però un solo nome sulla lista. Donohue non si arrende, con un po’ di fortuna e con la solita bugia del fratellastro e della madre morta, scrocca un passaggio per Long Binh, dove trova Bobby Pappas, il suo migliore amico. Chickie rassicura Pappas con una bugia, la guerra sta finendo, e gli offre una birretta. Felice, Bobby mette Dononhue su un camion per Saigon, i due si salutano con allegria.

Poche ore dopo arriva la notizia, Long Binh è stata invasa. Chickie protesta per tornare indietro, dove pensa che il suo amico sia morto, “non potevo andare a casa senza sapere cosa fosse successo al mio migliore amico”. Pappas è vivo, vede Chickie e tra il fumo grida con grande accento newyorkese: “you son of a b**ch, you told me war was over“. Le birre son finite, si torna a New York. Il ritorno è un successo, l’ingresso al Doc Fiddler’s ha un che di trionfale, “è vivo, Chickie Donohue è vivo”. Una storia vera, che ha dell’incredibile, quello che un tempo era un uomo disarmato con uno zaino pieno di birre è oggi il protagonista dello spot della Pabst Blue.

Qualcuno dice che la storia di Chickie Donohue sia la prova vivente della magia generata dall’incontro tra irlandesi e birra, altri invece pensano che sia solamente la storia di una promessa tra ubriachi che poteva finire veramente molto male. Entrambe sembrano essere delle valide opzioni.

 

Per approfondire le storie su The Greatest Beer Run Ever, su birra e Vietnam:

https://taskandpurpose.com/history/chick-donohue-vietnam-greatest-beer-run-history

https://www.nytimes.com/2017/05/29/nyregion/a-daring-beer-run-to-soldiers-in-vietnam-recounted-yet-again.html

https://www.nytimes.com/2019/05/03/nyregion/newyorktoday/nyc-news-chick-donohue-peter-farrelly.html

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