Oriol Renart | Barcelona Beer Company

Barcelona Beer Company è un birrificio nato nel centro di Barcellona che, nel giro di sei anni, ha saputo trasformarsi e ampliare la sua produzione fino a creare una rete di export in più di venti paesi. Da sempre attenta alla natura (il centro della produzione si trova alle falde della fonte di Montserray), incontriamo Oriol Reinart nella Tap Room di Calle Muntaner, a pochi passi da Plaza de Catalunya, , uno dei fondatori di BBC, per farci raccontare come è nato tutto e dove questo progetto li può portare.

 

D: Ciao Oriol, quando hai capito che la birra artigianale sarebbe stato il tuo mondo?

Oriol: Prima di fondare Barcelona Beer Company lavoravo come consulente per alcuni grandi marchi, da Nike a Unilever, e un giorno a New York, mentre ero con mia moglie, lei mi disse che voleva andare a fare un po’ di shopping così, per scappare da questa incombenza (ride) ho deciso di andare a bermi una birra in un pub lì vicino, che produceva la sua birra artigianale. A quel tempo non sapevo nulla di crafting, credo di essere apparso al barista completamente spaesato. Mi ha consigliato una Russian River, una californiana, e questa birra ha letteralmente cambiato la mia vita. Ho capito che quello che stavo bevendo non fosse soltanto una birra ma qualcosa di più, mi ha aperto una parte del mondo tutta nuova. Non l’ho detto subito a mia moglie, ma in quel momento avevo già deciso che avrei cambiato le cose e avrei cominciato a produrre la mia birra. Così ho cominciato a documentarmi, a scoprire la storia della birra artigianale, parlare con le persone, provare tutte le birre con cui potevo entrare in contatto, scoprire le differenti esperienze negli altri paesi, dagli Stati Uniti, l’Italia e così via. Abbiamo cominciato come tutti, fra amici e famiglia, producendo le prime birre in garage. Eravamo in tre all’inizio, io, Litus Vilaseca e David Ferrer. La prima volta che ho assaggiato una birra di David ho capito immediatamente che era la persona giusta per cominciare a sviluppare le nostre birre, a essere l’uomo dietro la nostra linea. Abbiamo iniziato 6 anni fa. Non sapevamo dove saremmo arrivati e, del resto, nemmeno dove andremo.

 

Sei anni non sono tanti per sviluppare un progetto, ma nemmeno pochi. Al momento siete lanciati nel mercato e siete già una realtà affermata qui a Barcellona.

Sei anni non sono tanti è vero ma del resto, qui, in Spagna, il birrificio artigianale più vecchio non ha più di dieci anni. La rivoluzione sta arrivando ed è sempre più facile trovare qualcosa di artigianale in giro. Dai microbirrifici ai produttori in garage. Siamo ancora all’inizio di questa trasformazione perché è ancora un po’ complesso entrare all’interno del mercato come produttori. Proviamo il più possibile a farci notare e conoscere, ed esportare anche all’estero, al momento sono già più di 22 i paesi in cui riusciamo ad arrivare ed è una parte molto importante del nostro business. Esportiamo in UK, nei paesi dell’America Latina, in Italia. Fino in Korea, non so come sia possibile, ma ci richiedono sempre della Cerdos Voladores.

 

 

Cercando informazioni su di voi mi è sembrato subito interessante il fatto che il vostro sito di produzione si trovi vicino un parco naturale.

Siamo partiti da Barcellona nella produzione ma cinque anni fa abbiamo scelto di spostarci in un altro posto per crescere di più, cosa altrimenti impossibile nel centro città. Una componente fondamentale di Barcelona Beer Company è l’acqua, quando eravamo in centro utilizzavamo delle cisterne per farci portare l’acqua dal Parco Naturale Montserray e ogni giorno c’erano sempre camion che andavano e venivano. Quindi abbiamo deciso di spostarci in un punto più vicino alla fonte e più vicino alla natura, per dare alla nostra produzione anche un valore di alta sostenibilità.

Rendere la produzione sostenibile è anche una scelta importante per chi decide di fare business oggi?

Certo è una responsabilità e un compito a cui teniamo molto. Non solo scegliendo di spostare la nostra produzione il più possibile vicino e riducendo, quindi, l’impatto ambientale dei trasporti. Non usiamo pastorizzazione industriale, additivi o processi chimici, cerchiamo di sprecare il meno possibile, tutto il malto che utilizziamo lo smaltiamo naturalmente.

Come nasce una nuova birra di Barcelona Beer Company?

Per prima cosa pensiamo al tipo e allo stile di birra che vogliamo creare a partire dai nostri gusti, da ciò che vorremmo fare e magari non è già presente nella linea. Il passo successivo è andare a provare questo stile di birre che vogliamo produrre, per comprendere il gusto e lo stile. Compriamo tutte le birre presenti sul mercato e poi ci chiudiamo insieme a David e le beviamo tutte (ride), provando a prendere appunti sulle caratteristiche che ci colpiscono di più e che vogliamo trovare nella nostra birra e i nomi che potrebbero andare bene. Dopo che abbiamo deciso il tipo, il nome e la prima bozza di storia, cominciamo a fare un po’ di prove con una produzione ridotta finché non ci convince e poi la proponiamo ai nostri clienti. La tap room è importante per questo, parliamo coi clienti, gli chiediamo l’opinione, chiacchieriamo, si tratta di un feedback immediato.

 

 

Ogni birra di Barcelona Beer Company ha una storia particolare alle spalle, ti va di raccontarcene qualcuna?

Al momento produciamo 9 tipi di birre, la più storica è sicuramente la Barcelona, il cui progetto grafico è a cura di Alex Trochut, il Messi del design spagnolo. La storia con cui siamo arrivati in contatto è stata piuttosto incredibile. Anche questa volta tutto è capitato un po’ all’improvviso, mentre guardavo un documentario in televesione sul suo lavoro. Il giorno dopo mi sono svegliato e ho detto a mia moglie che sarebbe stato lui a creare la veste per la nostra birra. Da quel momento ho cercato di trovare il modo per renderlo possibile. Mi sono presentato al suo studio spagnolo con un po’ di birre, ho bussato ma Alex non c’era perché era a New York, a lavorare con compagnie come Pepsi. Gli ho mandato una mail, allora, e ci siamo accordati per incontrarci, nonostante sembrava impossibile che potessimo lavorare insieme. Ho preso un aereo e sono volato a Brooklyn per convincerlo. Gli ho detto “Ehi, non siamo Pepsi, possiamo pagarti, certo, ma non quanto gli altri”. Da quel momento Alex ha birra gratis per la vita. Cerdos Voladores è la storia dei tre maialini, che crescono e amano mangiare, amano il calcio e, ovviamente, la birra. La Bella Lola è una blonde ale, ideale per una cena o per festeggiare. Big Bear è la nostra birra senza glutine, disegnata da Brosmind, poi c’è la Niña Barbuda, a cura di Coté Escrivà che racconta la storia di questo hipster in giro per la città che incontra un genio ed esprime il desiderio di essere una ragazza e invece si trasforma nella niña barbuda. Abbiamo poi la Santa Rita e la Pickenbauer una ginger ale che vuole celebrare una parte del tifo della nostra città.

Si tratta sempre, quindi, di raccontare una storia, un legame, un aneddoto della propria vita dentro le birre.

Certo, cerchiamo di raccontare la nostra città anche se abbiamo in una maniera un po’ fantasiosa, in cui cerchiamo di unire le nostre passioni in comune, mescolandole nelle nostre birre. Abbiamo deciso di differenziarci dagli altri birrifici inventandoci queste storielle per ognuno dei nostri prodotti. Una cosa su cui siamo sicuri è che, nonostante l’esportazione, dobbiamo rimanere vicini alle persone, pensarci locali e creare un legame con le persone.

 

 

Quanto è importante avere un posto di ritrovo come una Tap Room nel centro della città? Sempre piena di persone e curiosi?

È fondamentale. Ci permette di cambiare idea e capire cosa preferiscono le persone, dividere le nostre produzioni fra quelle dedicate solo agli appassionati e quelle invece per tutti. Non vogliamo produrre birre freaky, o solo per pochi. Io sono un freaky della birra, ma non è per questo che vogliamo lavorare, vogliamo fare birre per chiunque, dare una scelta e portare avanti questa evoluzione nel mondo della birra, nel modo più diretto possibile.

Una questione di educazione, quindi.

Tutto si basa sull’educazione. La maggior parte delle persone in Spagna hanno bevuto la stessa identica birra per tutta la vita. Il mondo della birra ha molto di più da dare, ha passione, è educazione e in questo momento le persone sono molto più ricettive. Il cambiamento è evidente, anche le grandi catene, i grandi produttori, cominciano a scoprire questo mondo e portarlo ai propri clienti. Non è semplice, non è un viaggio facile, ma ci stiamo provando.

Pensi che l’evoluzione della birra artigianale, da fenomeno sotterraneo a esplosione commerciale e sempre più diffusa, possa rovinare la sua anima, come successo per altre realtà che non appena arrivate nel mainstream cominciano a ‘svendersi’?

Certo è uno dei rischi, come in tutte le cose che cominciano a funzionare. Il bello di questo mondo è che è basato soprattutto sulla passione di chi la produce anche quando accade che vengano acquisite da altre major, o si vendono talmente tanto da diventare protagonisti del mercato, non perdono il loro valore indipendente. In Spagna credo sia ancora tutto legato all’amore per questo lavoro, dal fatto che continuano a inventare e sperimentare. Certo, dobbiamo essere anche businessman, ma al momento è ancora tutto un lavoro basato al 100% sulla passione.

 

BARCELONA BEER COMPANY

Calle Muntaner, 7

Barcelona, Spain

http://www.barcelonabeercompany.com