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Marco Pogo, il leader del partito della birra che ha preso il 2% alle elezioni in Austria

Quanto sarebbe bello un mondo in cui la birra viene passata dallo stato come una specie di reddito di cittadinanza? Dev’essere quello che ha pensato Marco Pogo prima di fondare il Bierpartei, letteralmente il Partito della birra che, alle ultime elezioni amministrative di Vienna si è portato a casa il 2% dei voti (circa 13mila voti), conquistando 11 seggi nelle varie zone della capitale dell’Austria. Quello che è partito come un gioco, nelle sale dei club underground – Marco è il cantante della formazione punk rock Turbobier – si è poi trasformato in una campagna elettorale a tutti gli effetti, macinando poco a poco il supporto delle persone.

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Oltre ai dichiarati obiettivi a proposito di uno stato birrocentrico, come l’installazione di un’enorme fontana di birra nella capitale austriaca oppure la distribuzione di 50 litri di birra ad abitante –  nel programma del Partito della birra si muove un discorso sull’aggregazione come strumento culturale e indipendente. Tra i principali punti della lotta del Bierpartei c’è, non a caso, la critica nei confronti dell’assegnazione dei fondi pubblici nella città di Vienna, che vengono investiti nella gran parte per i luoghi istituzionali come l’Opera di Stato, mentre le realtà più piccole e indipendenti sono abbandonate a se stesse, uniformando l’offerta culturale della città.

Ci siamo fatti raccontare da Marco Pogo la storia di questo partito, come è nato e di come la birra possa essere uno strumento di cambiamento politico.

È partito tutto da una canzone che ho scritto anni fa, chiamata Die Bierpartei.

Con queste parole Marco Pogo comincia a raccontarci la nascita del partito che, come intuirete, ha dei contorni talmente incredibili da sfondare nel campo delle storie leggendarie nate intorno a una birra: «Dovevo girare il video con la mia band e avendo bisogno di manifesti politici, ho iniziato a disegnarne alcuni. In seguito ho registrato il “Bierpartei” come partito ufficiale. E così è iniziato tutto. Negli anni successivi ho utilizzato i concerti per tenere un breve discorso politico, promettendo al pubblico che sarei presto diventato cancelliere.»

Gli chiediamo allora perché utilizzare proprio la birra per creare un’idea politica: «Penso sia bellissimo. La birra è una cosa meravigliosa, un potenziatore sociale e minimo comune denominatore per ogni serata. Uso la birra per esprimere le mie idee politiche, chiare e semplici.» Certo, la birra è un aggregatore sociale incredibile, una presenza fissa e necessaria a ogni uscita e, di questi tempi, una specie di contenitore di umanità da difendere. Come pensa di ottenerlo quindi il Bierpartei? Quali sono le proposte?

«La mia iniziativa di punta è costruire una fontana che spilli birra qui a Vienna. Una vera fontana piena di birra aumenterà al massimo la qualità della vita delle persone che vivono in città. Inoltre, attirerà persone da tutto il mondo. Vedo la birra come il punto di interazione culturale per eccellenza. E questa è la mia seconda richiesta importante: voglio salvaguardare la pluralità culturale di Vienna. In tempi di pandemia e crisi, non dobbiamo dimenticare che la musica, la cultura e l’arte non sono una cosa ovvia.»

 

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Come dicevamo nel Bierpartei si fondono due anime di rivendicazione, alla felicità e alla cultura, proprio in un nuovo clima di secessione viennese in cui gli eserciti si sfidano stappando birrette dagli schieramenti. Diy or Die, insomma: «Essere un’artista indipendente mi ha veramente aiutato a migliorare la mia creatività, anche a livello politico. Non hai bisogno di budget enormi o di un sacco di soldi quando hai buone idee. Penso che il successo del Bierpartei sia un grande segnale per la democrazia e rispetto all’importanza di partecipare attivamente al processo politico.» Nel sottobosco viennese comincia così a farsi strada quest’idea e Marco Pogo comincia a comprendere di non essere più il solo ad avere certe opinioni e che, le stesse, possano avere un valore: «Nei primi due anni non avevo davvero intenzione di candidarmi ufficialmente alle elezioni. La situazione è cambiata rapidamente quando l’Austria ha tenuto una rielezione nel 2019. Avevo bisogno di raccogliere un paio di centinaia di dichiarazioni a sostegno e all’improvviso ho trovato il “Bierpartei” sulla scheda elettorale. Quest’anno, per le elezioni nella mia città natale, Vienna, l’ho fatto in modo più professionale, raccogliendo con l’aiuto dei miei amici e fan quasi 5.000 dichiarazioni a sostegno. È stata una bellissima estate.»

Soprattutto nei momenti difficili, non devi perdere l’umorismo e la gioia nella vita. Per me, la birra è divertimento e intrattenimento e la mia voce per diffondere le mie idee politiche. A volte hai bisogno di una specie di megafono per far sentire le tue idee.

Questo entusiasmo e questo sostegno li ha portati a prendere tutti quei voti, esibendo una totale semplicità e utilizzando una tattica comunicativa unica nel suo genere, in cui Marco Pogo si ritrovava a passare con nonchalance nelle piazza a servire birre e fare comizi, girare video musicali e interviste tv, diventando un caso politico del tutto unico nel suo genere, soprattutto in Austria dove, negli ultimi anni parole come libertà, pluralismo e accoglienza sono state spesso messe da parte. L’avventura del Bierpartei è pronta a partire: «Tra un paio di settimane, il consiglio comunale terrà la cerimonia del giuramento (sarà una grande festa, ne sono certo) e poi io e la mia squadra potremo iniziare con le prime mozioni nel parlamento distrettuale. Ci aspettano tempi entusiasmanti». Prima però – necessariamente – la festa. Gli chiediamo quindi come ha festeggiato alla notizia dei risultati, pensando a come dal nulla si siano ritrovati a essere una forza politica a tutti gli effetti (nel dubbio la birra non manca): «A causa dell’attuale situazione relativa al Coronavirus, non ho potuto organizzare una grande festa, ma comunque mi sono riunito con amici e sostenitori e praticamente abbiamo bevuto birra tutta la notte, quando sono arrivati ​​i risultati.»

Il Partito della birra di Marco Pogo fa parte di quelle storie alla Kansas City, in cui uno guarda da un parte e poi va dall’altra, di quelle forze a tratti incomprensibili ma che usano una metafora per ricordarci di quanto sia importante difendere la propria indipendenza e di quanto sia più semplice davanti a una birra (o più), meglio ancora se Turbo.