Siamo andati a manifestare in piazza a Hong Kong perché le loro birre sono troppo costose

Se ti trovi a Hong Kong per lavoro e ci sono 38 gradi all’ombra, un’umidità che farebbe venire le branchie anche al gondoliere veneziano più esperto, un’aria talmente irrespirabile da farti venire nostalgia di Chernobyl, che fai? Non ti vai a rifugiare dentro la prima birreria che trovi con l’aria condizionata a palla e 20 spine artigianali?

Noi ovviamente non ci abbiamo pensato due volte e appena ci siamo trovati di fronte alle porte scorrevoli della Madhouse Taproom ci siamo subito rinfrescati con due Brut Ipa (Effervescence) del birrificio scozzese Tempest, ancora prima di dare uno sguardo ai prezzi. In fondo a chi capita di porsi questo problema prima di bere? Ecco, dovresti portelo se vuoi bere a Hong Kong. Guardiamo il prezzo e ci viene il primo capogiro: ci stavamo bevendo due 0,3 l da 108 dollari di HK. Ok. Decido di tirare fuori l’app per fare la conversione iniziando a sudare freddo. 12,50 euro per una birretta. Dai pensavo peggio. Ne prendiamo un’altra. Questa volta una freschissima APA (Prospero & Sycorax) sempre del birrificio Tempest.

A questo punto la nostra sobrietà diventa abbastanza sopportabile e decidiamo di darle il colpo di grazia cercando un altra birreria, magari un po’ più economica. Entriamo al Cosmo Pub, non troppo lontano dal primo, per una birra al volo e per placare il sudore che, dopo i primi 100 metri all’aria aperta, stava ormai diventando un tutt’uno con il disegno stampato sopra le nostre magliette. Questo magnifico pub – si fa per dire – propone una Peroni-Nastro Azzurro, che all’estero sono la stessa cosa. Una media 9 euro. Beh dai, sta volta va un po’ meglio. Ci consoliamo con una partita a freccette e con delle noccioline, queste stranamente offerte.

L’aria vagamente irish del Cosmo Pub ci fa decidere di continuare sulla stessa direzione, così, consigliati da Tripadvisor, andiamo al Delaney’s, un Irish Pub nel pieno centro del Kowloon. Continuiamo con un altro paio di giri, delle patatine guarnite di una salsa tanto indecifrabile quanto disgustosa e andiamo a pagare. Altri 60 euro andati. Per un totale di 128 euro per 5 birre a testa – da nemmeno 0,5l – un piattino di patatine fritte e una partita a freccette.

Tornando verso l’hotel a Mong Kok, in preda allo sconforto, ci accorgiamo che qualcosa non va – qualcos’altro rispetto al fatto che le birre qui costano troppo. Il cielo è improvvisamente più grigio del solito, coperto da una nebbia fitta. Gli autobus e le macchine sono immobilizzate come in una partita di tetris finita male. Si sentono sirene e odore di zolfo. Sempre più forte. Ci troviamo improvvisamente in mezzo a una manifestazione non autorizzata dei giovani di Hong Kong, che protestano per la libertà di espressione e di aggregazione, contro un regime autoritario, quello cinese, sempre più influente nelle decisioni del governo di Hong Kong; contro una polizia armata fino ai denti che non esita a sparare al petto a un giovane manifestante; contro l’informazione corrotta e controllata che non si interessa dei decessi di 8 manifestanti – e chissà quanti altri – tutti ufficializzati come suicidi; contro le telecamere con riconoscimento facciale di cui le città sono cosparse che hanno fatto arrestare più di 2000 dimostranti, di cui una buona parte minorenni, da aprile ad agosto.

Decidiamo di manifestare anche noi. Perché essere liberi vuole dire anche potersi bere delle birre e sbronzarsi in santa pace senza fare un mutuo. E, per noi, un paese in cui non puoi sederti al tavolo di un pub a sparare cazzate, anche contro il governo, non è un paese libero. Sappiamo che ci sono libertà più urgenti di questa, ma noi delle redazione di BeeerMag crediamo che la sbronza libera sia uno dei metodi migliori per salvaguardare la libertà di espressione. Perciò:

Viva la birra, viva la rivoluzione!

 

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