birra growler asporto

È arrivato il momento di comprare un growler per la birra da asporto

Nella conta degli strumenti più incredibili che rendono un’idea piuttosto esatta delle misure negli States, quella storia per cui gli hamburger sono più grossi, il latte si vende a galloni e dopo la X di XXL ne seguono altre due o tre, il growler è rimasto sempre uno dei più sottovalutati nel nostro paese. Queste taniche di vetro opaco, che raggiungono una capienza di due litri, sono l’immagine migliore per descrivere una delle infinite modalità con cui si può continuare a consumare birra di qualità in tempi difficili e ricostruire un’idea di quartiere come una piccola economia, in cui anche i luoghi come birrifici, taproom, beershop e bar vengono riconosciuti parte di una famiglia allargata di cui prendersi cura. Con la chiusura anticipata delle attività di vendita per via dell’ultimo DPCM, proprio il growler, questo brutto e vetrato totem poco considerato in Italia, potrebbe diventare un possibile alleato per continuare a consumare birre di qualità.

Nati come strumento di conservazione preferito dai contrabbandieri del protezionismo e poi dagli homebrewer, i growler sono queste enormi anfore, completamente riutilizzabili, con cui gli americani acquistano la birra sfusa da asporto. Dalla sala di cottura del birrificio, e le spine del pub, fino al frigo di casa. Proprio per la loro comodità, e la possibilità di contare su produzioni migliori, li ha portati a essere un must del mondo indipendente come forma di vendita diretta e di commodity per il vicinato. Dall’East alla West Coast, infatti, la cultura del growler ha permesso ai birrifici di poter continuare le proprie produzioni (e sperimentare) contando su una base di aficionados, cultori e vicini.

Del resto i vantaggi sono piuttosto evidenti e convenienti per entrambe le parti. Chi spilla, che può continuare a vendere, e chi beve, potendo ricaricare il proprio growler vuoto ogni volta che vuole. Una scelta ecologica e sociale che, con una perdita minima in fatto di qualità, riduce i trasporti e va a mettere più toppe a questo momento complesso.

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via Sun King ©

In Italia il growler non ha mai riscosso troppo successo questa, un po’ per una cultura giovane, un po’ per il gusto gioviale e rumoroso delle bevute a bancone. Birra del Borgo, Baladin e Doppio Malto da qualche anno hanno iniziato questo tipo di vendita al pubblico e, tutto sommato, in alcune zone è già consolidato l’affetto da piccolo birrificio di quartiere ma, in generale, non troppo diffusa. Il growler può diventare l’anello mancante (tanto di avvicinamento che di normalità) nelle realtà in cui il rapporto è meno forte e radicato.

Stiamo parlando di una modalità di asporto particolare ed estremamente ridotta, certo, ma viviamo in un momento in cui le distanze si sono tremendamente ristrette, e a cui – comunque – non mancano le alternative. Qui, però, parliamo più del suono che fa la birra spillata nel vetro, del bancone in lontananza, del sorriso amico. Il growler non salverà il 2020, certo, ma qualche sbronzetta magari sì.