Beeer Fighter EP.1 – House of Pale (To ØL) vs Pale Ale (BrewDog)

Nell’angolo rosso del ring il campione scandinavo, da Svinninge, Danimarca, appoggiato agli elastici a fianco del suo mastro allenatore Tone Gynther, la House of Pale del birrificio To Øl. Nell’angolo bianco lo sfidante, il settimo re di Scozia, allenato fino allo sfinimento sulle rive del fiume Ythan di Ellon dal mastro James Watt, la Pale Ale di BrewDog. Benvenuti al primo episodio di Beeer Fighter. E ora lattine in mano, sollevate la linguetta, e che beva il migliore!

Round 1

Le due birre si iniziano a studiare. Nessuna delle due vuole scoprire subito le sue carte, partiamo quindi dal design.

Ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da un birrificio danese? D’altronde se la Danimarca è una delle culle del design contemporaneo, To Øl non poteva che presentarsi in gran forma. Minimale, ben bilanciata, mai spocchiosa. Un po’ radical chic se vogliamo, ma in quanto a stile la fa da maestra. Dall’altro lato, la Pale Ale di BrewDog sembra appena uscita da un libro di Irvine Welsh. Una fredda e gocciolante latta trita-luppoli nella mano ammaccata di Gas Terry. Una lattina tutta sostanza, con pochi fronzoli, di quelle che non hai problemi a spiaccicare per terra. Ecco, con l’avversario scandinavo, invece, dei problemi te li faresti. La House of Pale è l’incarnazione perfetta di quelle che chiamiamo birre d’arredamento. Un vero collezionista brassicolo ne comprerebbe sempre due: una da bere e una da mostrare ai suoi ospiti.

È inevitabile. La lattina scozzese finisce al tappeto, ma nei suoi malti scorre il sangue da Begbie e si rialza proprio sul gong.

Round 2

A livello estetico, la lattina scozzese ha preso una bella batosta, quindi decide di colpire duro e andare subito a sfoggiare i suoi luppoli. Il suo è un omaggio alle grandi APA (American Pale Ale). Super luppolata, con un intenso aroma citrico e di pino. BrewDog va sul sicuro e porta sul ring un mix di luppoli 100% americani, che hanno fatto la storia: Chinook, Citra e Simcoe. Anche To Øl utilizza il luppolo Simcoe, ma lo abbina con il recentissimo Mosaic e con una sequenza di destri e sinistri sfoggia tutti i suoi sentori tropicali e all’improvviso il para denti prende il sapore di papaya, limone e pepe verde. BrewDog questa volta si difende bene e piazza un gancio ben assestato con il suo finale secco.

Round 3

L’incontro fino a qui è equilibrato. Gli sbalzi floreali della The House of Pale non hanno colpito subito nel segno, arginati dalla compostezza della Pale Ale scozzese che inizialmente si è dimostrata più solida. Al bicchiere non faceva una piega. Un’ottima carbonatura, tre dita di schiuma densa, un colore di un bel giallo brillante che invita subito alla bevuta. Un po’ di amaro sul finale e l’aroma citrato piano piano scompare. Ora non c’è più storia. Sorso dopo sorso, la Pale Ale di BrewDog inizia ad annoiare e non riesce a stare al passo dell’arrembante lattina scandinava che, con un uppercut di aromi tropicali, manda al tappeto lo sfidante scozzese. L’arbitro inizia a contare. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7… Lo scozzese non si rialza. 8, 9, 10. Vince la House of Pale di To Øl per Ko.